La sorella di Napoleone, Paolina Bonaparte che ci visse per due anni, trovava che Torino fosse di una noia mortale, e ho sentito diverse volte gli stessi torinesi e piemontesi esprimere lo stesso giudizio sulla loro città, a partire da uno scrittore famoso come Baricco che ha pubblicamente detto, anche in un suo incontro al quale ho partecipato, che è diventato scrittore perché a Torino non c’è nient’altro da fare e che se fosse nato a Roma forse non lo sarebbe diventato. Anche un mio caro amico torinese lo pensa, tanto che a seguito di un mio viaggio nella sua città dal quale tornai entusiasta, mi chiese cosa ci fossi andata a fare. Questo mi ha fatto pensare che forse neanche i Torinesi si sono accorti che ormai da diversi anni la città è cambiata, ha dismesso i panni della grigia capitale dell’auto e pur rimanendo sobria e pragmatica è rifiorita diventando una attrattiva turistica da non sottovalutare.
Per quanto mi riguarda ho visitato Torino, la prima volta, qualche anno dopo la riapertura della Venaria Reale, in occasione di un ponte di primavera e mi accorsi subito che per Torino, quell’anno, stava cambiando qualcosa. Trovammo lunghe file di turisti ovunque tanto che in due giorni riuscimmo ad entrare solo alla Reggia e al Museo del Cinema oltre a girottolare un po’ per il centro. Sembrava che la città non fosse preparata, non si fosse resa ancora conto che i processi di trasformazioni che l’hanno interessata negli ultimi decenni iniziassero a dare i loro frutti.
Ricordo che il nostro primo “cicerone” fu una gentile signora con la nipotina di 5 anni che incontrammo sul tram per il centro. Ci mostrò il vivace mercato di Porta Palazzo e poi ci condusse nella bellissima chiesa di San Lorenzo spiegandoci che questa fu la prima sede della Sindone a Torino, e con imbarazzo fece solo accenno al cancello del Palazzo Reale e alle storie esoteriche che interessano la città. Da questo primo incontro maturai la convinzione dell’estrema cordialità dei torinesi che ha trovato conferma anche durante l’ultimo viaggio quando ho potuto apprezzare anche il loro spiccato senso civico. In particolare mi ha sorpreso una commerciante del centro che si è indignata per un turista che non era interessato allo scontrino. Cosa più unica che rara che non mi era mai accaduta: ha commentato dicendo che la gente non si rende conto che se tutti pagassimo le tasse tutti pagheremmo meno. Forse hanno unito l’Italia e ci credono ancora oggi più degli altri italiani, mi vien da pensare. Tanto di cappello.
Devo dire che quello che più mi entusiasmò della prima visita a Torino fu il Museo del cinema all’interno della Mole Antonelliana che secondo me è assolutamente da non perdere, interessante per i grandi e divertente per i bambini, che può reggere il confronto con allestimenti museali contemporanei e multimediali di vario tipo in ogni parte d’Europa. Sarà che ho una grande passione per la Settima Arte e qui se ne ripercorre la storia e le curiosità in un ambiente quanto mai scenografico, all’interno di quella cupola grandiosa, realizzata per rivaleggiare con Eiffel che in quegli anni costruiva la torre a Parigi, con una tecnica segreta dell’Antonelli che realizzò l’opera in muratura più alta per l’epoca in Europa . Ricollegandomi all’argomento cinema, devo aggiungere inoltre che tanti giovani, tra cui annovero diversi miei amici, sono richiamati ogni anno in città per frequentare i corsi della scuola di scrittura anche cinematografica fondata da Baricco, la Holden.
Quando ci siamo tornati a inizio di aprile, lo abbiamo fatto senza dubbio richiamati un po’ come tutti dal Museo Egizio che è immancabile e poi dal mio desiderio di vedere la di San Michele in Val di Susa, e tuttavia come la prima volta dopo due giorni sono tornata a casa con la consapevolezza che ancora a Torino ci sono tante cose che non ho visto che richiederebbero senz’altro un altro viaggio.