Lisbona, la capitale del Portogallo, è una delle città europee che ha saputo meglio preservare il suo carattere: quel certo fascino ancora un po’ retrò fatto di vecchi tram sferraglianti, delle note malinconiche del Fado, dei pannelli bianchi e blu di azulejos e dei caffè dove ti sembra ancora di poter incontrare poeti e scrittori come Pessoa e Saramago o personaggi immortali come Pereira di Tabucchi.
La posizione su sette colli e in riva al fiume Tago ne fa una città scenografica con saliscendi e miradouros, punti panoramici da cui la vista spazia dagli antichi quartieri sulle colline fino al rio Tajo, dove si staglia il Ponte 25 de Abril che, con i suoi 3500 metri, quando fu costruito dal regime di Salazar negli anni 60, era il più lungo d’Europa.
Baixa e Rossio –Primo giorno

Praça do Rossio è il cuore della città, in questa piazza si trovano ancora negozi dalle insegne tipiche, venditori di caldarroste e anche lustrascarpe. E’ questo il quartiere del passeggio e dello shopping, la Baixa, ordinato e decoroso, dai palazzi signorili e alteri con i lucernari sui tetti, e i marciapiedi a mosaico in tozzetti di pietra bianchi e neri, di calcare e basalto.
La Baixa fu interamente ricostruita a fine settecento su progetto del marchese di Pombal, dopo che il grande terremoto del 1755 aveva fatto scempio di tutto. Il sisma fu uno dei più forti che la storia ricordi, con circa 40.000 vittime, seguito da un maremoto e numerosi incendi che divamparono in città.
Scendendo lungo l’elegante Rua Augusta e oltrepassato l’omonimo arco, si apre la scenografica Praça do Comércio chiusa da un lato direttamente dalle sponde del fiume Tago.
Elevador de Santa Justa
Tornando indietro sui nostri passi, stretto fra i palazzi di rua do Ouro e la collina, ci si imbatte in un marchingegno di altra epoca, l’Elevador de Santa Justa, un ascensore di 32 metri che permette di passare dalla Baixa ai quartieri del Chiado e del Birro alto. Si tratta di una torretta merlettata in ferro grigio e bulloni che ricorda tanto la Tour Eiffel e difatti è una struttura neogotica opera di Raul Mésnier un allievo di Gustave Eiffel.
A dire il vero, non ci vuole troppa fretta per prendere questo mezzo, rivoluzionario a fine ‘800 quando fu costruito, all’epoca azionato dalla forza vapore: dopo aver atteso il pieno carico, inizia a sobbalzi a far salire la cabina dai vecchi sedili in listelli di legno ben lucidati.
La vista panoramica che si gode dalla terrazza ripaga però dell’attesa.
Chiado e Bairro alto
Quasi a voler ricordare nei secoli quel terremota del 1755, una chiesa ancora avvolta nella nebbia, innalza contro il cielo le volte a sesto acuto della navata centrale, senza più copertura. La chiesa, ora Museo do Carmo, dalle forme gotiche ma parzialmente distrutta, domina la collina di Sao Pedro su cui si arriva con l’ascensore.
Da qui si parte per visitare il quartiere del Chiado e del Bairro alto. Il Chiado è caratterizzato da librerie, centri commerciali e storici caffè. Su rua Garrett, nell’800 la via più elegante, si affaccia il caratteristico café A Braileira un tempo frequentato da artisti e letterati tra cui Fernando Pessoa. A ricordarlo la statua in bronzo dello scrittore seduta ad un tavolino all’aperto si presta bene a selfie e foto ricordo.
Risalendo la collina si entra nel caratteristico quartiere del Bairro alto, rimasto illeso dal terremoto è uno dei più antichi di Lisbona. Nei suoi vicoli stretti, con bar e taverne, la sera risuonano le note del Fado e le sue strade sono tanto ripide che a volte nella stessa facciata di un palazzo una porta può essere il doppio in altezza di quella accanto. E’ la sera che l’atmosfera si anima e conviene non perdere l’occasione di entrare in una taverna per uno spettacolo di Fado.
Calçada da Gloria

Per scendere dal Bairro alto si può anche prendere la caratteristica funicolare Calçada da Gloria che riporta nella parte basse dalla città in Praça dos Restauradores; il tratto è breve e la discesa si può affrontare anche a piedi ma anche questo mezzo pubblico è una vera istituzione a Lisbona e conviene acquistare il biglietto e attendere il carico, per vivere l’esperienza. Utilissimo invece è per chi risale la collina perché l’ascesa è veramente ripida.
Tra i vicolo dell’Alfama e Castelo – Secondo giorno
Quanto la Baixa costruita dopo il terremoto è piatta e geometrica, tanto i quartieri antichi di Alfama, Castelo, Mouraria, Graçia che si inerpicano sulle colline, hanno vicoli stretti e labirintici e case appiccicate le une alle altre che si sovrappongono, si rubano spazio con terrazzini e tetti e scale in un inestricabile e indistinguibile gioco di forme. Bellissimo è perdersi a piedi con il naso all’insù alla scoperta delle più belle facciate rivestite con azulejos.
Monastero di São Vicente de Fora

Nel dedalo di viuzze dell’Alfama e di scale che non vedi fino a che non ci sei sotto, nascosta tra le abitazione alte e stonacate, si innalza il Monastero di São Vicente de Fora: di un biancore abbagliante, la facciata lineare e austera, con le guglie che tagliano in maniera netta e precisa il cielo azzurro. Qui il santo patrono di Lisbona, Santo Antonio abate, aveva la sua cella quando era canonico regolare e qui è sepolta la madre Teresa Taveira. Assolutamente da visitare gli interni per apprezzare meglio l’arte decorativa tipica del Portogallo: l’azulejo. Gli interni del monastero di São Vicente sono rivestiti da oltre 14.521 piastrelle realizzate all’inizio del 1700: la più vasta produzione artistica del regno di Joao V.
Pantheon nazionale

Dalla terrazza di São Vicente de Fora tra le tegole del tetto e i cornicioni imponenti si apre la vista sul fiume e sul sottostante quartiere dell’Alfama dove spicca, poco distante, la chiesa di Santa Engràcia, il Pantheon nazionale, anch’esso bianco e perfetto.
Qui sono sepolti tutti cittadini illustri di Lisbona che non dimentica quelli del passato e quelli della sua tradizione più recente. A Vasco de Gama e Luis de Camoes sono dedicati due cenotafi che ricordano l’epoca delle scoperte e qui riposa anche Amalia Rodriguez, regina del Fado, che per la saudade che ancora la sua voce evoca viene omaggiata con mazzi di rose rosse.
Sul mitico tram 28

Un modo pratico e simpatico di passare da una collina all’altra: dal Bairro-Chiado, tagliando longitudinalmente la Baixa, ai quartieri sulla collina di fronte, è per mezzo del famoso e turistico tram 28. Sopravvissuto alla fine del regime di Salazar conserva il fascino del legno ben lucidato, di scritte, numeri e manovelle strane all’interno e dello sferragliare vivace del suo incedere. Il tram 28 ha il merito di raggiungere i principali monumenti senza cimentarsi nella faticosa salita.
Cattedrale Sé Patriarcal
Con il tram 28 si raggiunge la cattedrale Sé Patriarcal e la chiesa di Santo Antònio da Sé, costruita dove la leggenda vuole che fosse situata la casa natale del santo tanto caro a
Padova. La cattedrale Sé Patriarcal è l’unico monumento della città che risale al periodo della fondazione della nazione portoghese: fu costruita dopo la conquista di Lisbona del 1147 al posto di una moschea. Con le sue due torri ai lati della facciata scabra, dalla colorazione calda della pietra calcarea, è solida e possente come una fortezza.
Castello de São Jorge
Il tram 28 fa ancora al caso nostro, inizia a salire tra le curve strette dell’Alfama, uno dei quartieri più caratteristici della città, fino a Castelo. Oltrepassata la volta che immette all’interno delle mura del Castello de São Jorg, troviamo il piccolo borgo e la grande spianata dove crescono da secoli le piante tropicali approdate qui dal Brasile all’epoca delle grandi scoperte.
Il Castello sorge sul colle più alto dei sette e domina tutta Lisbona. Lo spettacolo al tramonto è mozzafiato: sono avvolti dalle brume color arancio, il rio Tejo e il lungo ponte 25 Aprile, alla fine del quale il Cristo Rei, uguale a quello brasiliano che lo ha ispirato, sembra voler accogliere in un abbraccio tutta la città che ha di fronte.
Miradouro de Santa Luzia
Tornando sui nostri passi per i vicoli cogliamo gli ultimi sprazzi di luce sul Tago e l’Alfama dal Miradouro de Santa Luzia, un altro dei tanti miradouros che qui a Lisbona non bastano mai.

Museo nazionale dell’Azulejo
In piazza della Estaçao Santa Apolònia prendiamo l’autobus che ci porta all’Igreja convento Madre de Deus dove è allestito il Museu Nacional do Azulejo con un ampia esposizione di azulejos dal XV al XX secolo. Il gioiello del museo è un azulejos lungo 23 metri dove è riprodotta tutta la città di Lisbona com’era prima del terremoto del 1755 vista dalle sponde del fiume fino al porto di Belém.
Belém, l’antico porto: terzo giorno
Come se ci spostassimo lungo il pannello, seguendo il corso del fiume in direzione dell’oceano, raggiungiamo Belém, l’antico quartiere del porto. Da qui, nel 1400, partivano gli esploratori e nel secolo successivo, facevano ritorno, cariche di tesori come sete e spezie, le navi dalle Indie. Qui sono conservati dei veri tesori dell’architettura manuelina assolutamente da non perdere, la Torre di Belém e il monastero di dos Jeronimos patrimonio Unesco, inoltre è possibile visitare anche il museo della marina, e il palazzo del Presidente con il museo delle carrozze.
Il Monumento delle scoperte
Il primo monumento in cui ci si imbatte è il Pedrao dos Descobrimentos una enorme caravella in pietra, fatta realizzare da Salazar nel 1962 in omaggio all’epoca delle scoperte marittime.
Salendo sulla vetta si può vedere in basso la grande Rosa dei venti di 50 metri di diametro con al centro le rotte dei navigatori portoghesi. Il XV secolo fu l’epoca d’oro per il Portogallo e a testimoniare le enormi ricchezze di quel periodo sono due veri gioielli architettonici costruiti a Belèm nel secondo decennio del 1500.

Torre di Belém
Di un candore rosato sembra la torre di una fiaba e non una fortezza a difesa del porto e dell’ingresso alla città. Sulle sue torrette di guardia ingentilite da cupole arabeggianti e sulle loggette in stile veneziano si snodano e si rincorrono per poi riannodarsi grossi canapi scolpiti in pietra. Una curiosità: prima del terremoto del 1755 la torre era posizionata in mezzo al fiume e sulla sponda come oggi. Naturalmente è stato il fiume a spostarsi e non la torre.
Monastero dos Jeronimos

Sul luogo dove sorgeva una antica cappella fondata da Enrico il Navigatore e dove la leggenda vuole si fosse fermato a pregare Vasco de Gama prima della sua spedizione, fu realizzato in forme gotiche, il Mosteiro dos Jeronimos, un vero capolavoro dell’architettura manuelina oggi dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
Fu costruito tra il 1517 e il 1522 per volere di Manuel I e insieme alla Torre di Belém era il simbolo della gloria e della potenza del Portogallo. Nella tribuna sono le tombe di Vasco de Gama e Luìs de Camoes. Dall’alto della ribuna si ha una veduta d’insieme mozzafiato.
Una sera al Docas de Alcântara
I Docs, i vecchi depositi del porto tra Lisbona e Belèm, proprio alla base degli imponenti piloni del Ponte XXV Aprile, dopo anni di abbandono sono stati ristrutturati e sono tornati a nuova vita. I magazzini ospitano oggi bar, pub e ristoranti di design e la sera si animano della vita notturna di Lisbona.
Come organizzare il viaggio
Per la posizione geografica sull’Atlantico il clima è mite anche in inverno, e i primi mesi dell’anno sono un ottimo periodo per visitarla quando già sembra primavera e la luce è di un nitore accecante. La città si visita bene a piedi eccetto per alcuni spostamenti più lunghi in autobus come per raggiungere il porto di Belém (anche in treno) o il museo dell’azulejos. Imperdibile poi è una corsa sul mitico tram 28 che attraversa l’antico quartiere dell’Alfama fino al Castello di São Jorge.
Tre giorni permettono di vedere il meglio della città. Ripilogando:
1° giorno: Baixa e Rossio, Elevador de Santa Justa, Chiesa do Carmo, Chiado e Barrio alto; cena con spettacolo di Fado.
2° giorno: Alfama, Monastero di São Vicente de Fora, Pantheon nazionale, Tram 28, Cattedrale Sé, Castello de São Jorge, Museo nazionale dell’Azulejo
3° giorno: Spostamento a Belém, Torre di Belém, Monastero dos Jeronimos, al ritorno tappa ai Docs per aperitivo o cena.