Castelli umani a Tarragona

Sulla rambla di Tarragona ci colpisce un’ altissima statua in bronzo con una folla di uomini gli uni sulle spalle degli altri che formano una torre di diversi piani. Leggiamo che si tratta di Castells, una antica tradizione catalana risalente a 200 anni fa, che diamo per scontato sia ormai morta e sepolta tanto sembra di ardua attuazione, ma mai previsione fu più sbagliata di questa.

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Il giro della città è tutto sotto il segno dell’impero romano: l’antica Tarraco era una importante colonia sul Mediterraneo, capitale della Spagna Citeriore, e tutta la città ne preserva magnifici resti sparsi un po’ ovunque. L’anfiteatro che domina il mare, la passeggiata archeologica intorno alle mura ciclopiche, e il Pretorì romà, il palazzo dove si dice sia nato Ponzio Pilato e il Circ romà che affascina per le lunghe gallerie, fino a 97 metri di lunghezza, da cui il pubblico all’epoca dell’antica Roma entrava e defluiva per assistere agli spettacoli delle corse con le bighe.

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La cattedrale gotica, sulla parte più alta della città, poi è bellissima come il chiostro con i preziosi capitelli scolpiti, uno di questi con la curiosa “Processione dei ratti” un funerale in cui i topi seppelliscono i gatti che si fingono morti.

Una banda di giovani tutti in camicia gialla anima la mattinata facendo un gran fracasso e coinvolgendo tutti i turisti. Siamo nel quartiere di San Rocco e sembra, da decorazioni e manifesti , che ci sia festa ma la sera scopriamo che tutta la città è in fermento.

Nel tardo pomeriggio ci imbattiamo di nuovo nella banda, questa volta è itinerante e noi la seguiamo senza un motivo solo perché fa tanta allegria, notiamo che i ragazzi hanno delle strane fasce avvolte intorno alla vita e ci sono delle bambine con il casco in testa.

Quando arrivano nella piazza del Comune però si fermano e iniziano a montarsi sulle spalle formando delle torri di due o tre piani, dove, più in alto, salgono proprio le bambine con il casco. Tre giovinetti annunciano l’operazione suonando melodie popolari con dei pifferi (chiamati gralla) che fanno venire la pelle d’oca. Che emozione,  tutta la città si ferma incantata a guardarli.

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Incuriosita, chiedo spiegazioni alla mamma della bimba con il casco che continua a salire e scendere lungo i corpi degli altri come un’agile scimmietta. “Sono i castelli umani – mi spiega la signora in catalano – ma i turismi non possono partecipare è molto difficile e ci vuole tanta pratica. I castelli vengono fatti solo una settimana all’anno per la festa di San Magì – mi racconta – un santo la cui statua è dentro la cattedrale di Tarragona”. “E’ una tradizione un po’ folle ma noi ci siamo molto affezionati” aggiunge il marito.

La banda si sposta ancora fin sotto la scalinata che anticipa la cattedrale e continuano a fare tre o quattro piani, soprattutto ragazzi giovani e ragazze, quando il papà della bambina mi cerca e mi avverte che più tardi, alle 10, qui davanti alla cattedrale faranno altre prove e questa volta saranno castelli umani molto più grandi. Gli dico che ci saremo e andiamo in fretta a cena in Placa del Rei, dove domani sera si terrà la battaglia di gavettoni, perché la festa di San Magì – scopro – è legata all’acqua, e ceniamo con paella de mariscos e sangria.

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Alle 10 siamo di nuovo ai piedi della cattedrale, la scalinata è piena di gente che aspetta l’inizio dei castelli. I castellers, invece, tutti con camicia bianca a righe rosse, si stanno preparando, facendosi aiutare ad avvolgere la lunga fascia stretta alla vita che serve – poi vedremo – oltre che per aiutarli a reggere meglio il peso, anche da appiglio per i piedi di chi si arrampica.

Niente è improvvisato: un lungo appello precede il primo castello umano che si preannuncia enorme. Gli uomini più forti e nerboruti sono già tutti posizionati come una folla a terra, stretti gli uni agli altri con le braccia tese verso l’alto, formano la pinya la base della torre, quando altri uomini cominciano ad arrampicarsi camminando a piedi nudi sulle loro spalle e teste per posizionarsi in tre o cinque e formare il primo piano, il tronco della torre.

Altri più giovani e più leggeri continuano ad arrampicarsi aggrappandosi con i diti dei piedi sulle fasce alla vita, per formare un nuovo piano della torre, e si continua così a guardare ammirati con quanta apparente facilità riescono a formare fino a sette, otto piani.

Sono talmente bravi che pare impossibile che la torre possa crollare ma il rischio c’è e ce ne accorgiamo solo in occasione di una prova quando il castello traballa e la voce che impartisce gli ordini dal basso urla qualcosa che non capiamo ma che fa ritornare giù velocemente un piano alla volta.

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Mi dice la signora che fa le riprese video ufficiali che possono arrivare fino a nove piani e difatti li vediamo quando si stagliano verso il cielo notturno, contro la facciata della cattedrale gotica, arrivando all’altezza del quarto piano del palazzo al lato della strada.

Sulla sommità, sugli ultimi tre piani che vengono detti el pom de dalt, salgono le bambine di sette-otto anni con casco in testa e paradenti, che fanno impressione per come si arrampicano agili ma più ancora per la tattica con cui scendono, scivolando lungo i corpi, come dalla pertica dei pompieri.

Il babbo della niña ci dice che lo spettacolo per la festa di San Magì è il  19 agosto intorno a mezzogiorno, e che quel giorno di solito c’è talmente tanta gente proveniente da ogni dove, che non si vede niente. Il posto naturalmente è qui, davanti alla cattedrale di Tarragona, dove è venerata la statua di questo misterioso San Magì che la mamma della bambina nel pomeriggio ha provato a descrivermi ma che tra la lingua catalana e i pifferi che suonavano non si capiva nulla, a cui comunque i tarragonesi sono così tanto affezionati da tributargli, con gioia e spontaneità ma anche con organizzazione e impegno, tanta fatica, tanta destrezza, tanto coraggio.

Dal 2010 i castelli umani sono stati dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, e si tengono a Tarragona, oltre che in altre località della Catalunya, anche in occasione della festa di Santa Tecla e in ottobre per il Festival dei Castells.

Consulta tutte le performances del 2022 in Catalunya del Coordinadora de colles castelleres de Catalunya.

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