L’ora del tramonto è il momento migliore della giornata per una passeggiata guidata alle saline e al mulino Ettore Infersa di Marsala nella Sicilia occidentale. Un canale divide la terraferma dalla laguna e dall’isola di Mozia conferendo all’acqua dello Stagnone una percentuale più elevata di salinità. Furono i Fenici, che avevano fondato una colonia a Mozia, a intuire che qui poteva essere ricavato il sale, elemento fondamentale per l’alimentazione, la conservazione dei cibi e la concia delle pelli. Ancora oggi la produzione di sale continua nella maniera tradizione, senza utilizzo di macchinari, ma esclusivamente a mano, tre volte all’anno, in luglio, agosto e settembre. La produzione è limitata a 6-7000 tonnellate all’anno.Quello che si vede galleggiare a pelo d’acqua sulle vasche è il Fior di sale, un velo di cristallini di sale che, quando non tira vento, rimane a pelo d’acqua e viene raccolto a mano nelle prime ore del mattino. La sua produzione è limitatissima: rispetto al sale da cucina contiene più magnesio e potassio e viene utilizzato direttamente in tavola per esaltare i sapori.Il mulino di tipo olandese con la cupola che può girare a 360° è un vero gioiello di archeologia industriale del 1500 ed è diventato un po’ il simbolo di Marsala. Un tempo era anche l’abitazione del salinaio. Ancora oggi il mulino è funzionante e nei mesi di raccolta viene attivato per macinare il sale. Le grandi vele bianche rivestono le sei pale in legno e azionano le macine in pietra. Il sale viene raccolto in cumuli ai bordi della salina come un magazzino a cielo aperto e per proteggerli dalla pioggia i cumuli vengono coperti con tegole in cotto fino al trasferimento a Trapani.
Stunning captures!
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