Una penisola selvaggia che si protende sulla Manica e dove pochi turisti arrivano, piccoli paesi di pescatori, scogliere a picco sul mare e uno straordinario museo-acquario da non perdere, la “Cité de la mer”, la città del mare. Siamo nella cittadina di Cherbourg, sulla punta del Cotentin, dove nel secolo scorso partivano le navi transatlantiche alla volta dell’America, come il Titanic che qui imbarcò gli ultimi 281 sfortunati passeggeri diretti a New York, cinque giorni prima del naufragio.

E proprio nella “Gare Maritime Transatlantique”, la stazione ferroviaria costruita negli anni 30 del ‘900 in stile Art Decò dove arrivavano da Parigi i passeggeri pronti a salpare verso il nuovo continente, è allestita la grande “Galerie des engins et des hommes” un luogo fuori dal tempo, che sembra uscito dalla fervida immaginazione di Jules Verne nel suo Ventimila leghe sotto i mari.

Nella grande sala, dove entravano sbuffanti i treni a vapore, con grandi volte, vetrate e scalinata monumentale, sono in mostra batiscafi e piccoli sommergibili che hanno fatto la storia dell’esplorazione dei fondali marini e permesso grandi imprese scientifiche: da una copia del mitico Nautilus di Capitan Nemo fino all’americano Alvin, con la sfera abitacolo in titanio, utilizzato dal 1987 per l’esplorazione, a 3800 metri di profondità, del relitto del Titanic.

Ma questo è solo l’inizio di uno straordinario viaggio: davanti alla rada artificiale più grande d’Europa è possibile visitare un vero sommergibile. In un bacino di carenaggio, accanto al museo, si trova il Redoutable, primo sottomarino nucleare francese, ormai in pensione dopo 20 anni di missioni: 136 metri di lunghezza, 18 di larghezza e 11 di altezza, un tempo dotato di reattore nucleare capace di produrre energia per una città di 100.000 abitanti. Bellissima la visita con audio guida: è lo stesso ex comandante che spiega ogni segreto di questo spettacolare sottomarino.

Un dedalo di cunicoli tra chilometri di tubature idrauliche e elettriche, con megafoni per comunicare tra il ponte superiore e quello inferiore, periscopi e sonar, ci conduce in tutti i locali dove vivevano e lavoravano, 120 marinai e 15 ufficiali: dalle camerate alla cambusa, dalla sala comando alla sala reattori, dove erano alloggiati 16 missili nucleari, di cui uno solo aveva 5 volte la potenza della bomba di Hiroshima.

Altro luogo splendido che ci riporta indietro nel tempo, all’epoca in cui le navi a vapore solcavano l’oceano Atlantico dirette nel nuovo continente cariche delle speranze di tanti migranti in cerca di fortuna, è la sala bagagli, rimasta intatta come era nel secolo scorso con i grandi orologi, i lunghi banconi dove venivano lasciate le valigie, gli sportelli dove venivano rilasciati i documenti da compilare, sulla base dei quali la domanda di ingresso nel nuovo paese poteva venir accettata o rifiutata: condizioni di salute, provenienza, professione. Ancora oggi possiamo compilare per gioco gli stessi questionari e immaginare gli stati d’animo di milioni di uomini e donne che cento anni fa lasciavano tutto per inseguire il sogno americano.

Era quella l’epoca dei grandi transatlantici che solcavano l’oceano tra l’Europa e New York, dove l’Atlantico è più furioso, in gara tra loro per battere il record di traversata e vincere il Nastro Azzurro, la mitica competizione che vedeva gli armatori competere con navi sempre più grandi e sempre più veloci, come vantava la campagna pubblicitaria del viaggio inaugurale del Titanic. I motori venivano portati ai loro limiti massimi divorando montagne di carbone e correndo notevoli rischi.

Fu per questa competizione che il Titanic, con i motori a tutta forza nonostante l’allerta iceberg, si inabissò con tutto il suo carico umano. A cento anni di distanza nel 2012, la Cité de la mer ha inaugurato l’esposizione dedicata al Titanic che qui fece l’ultimo scalo il 10 aprile 1912. Ed ecco che, con una simulazione filmata, possiamo rivivere tutti gli eventi, dalla partenza, alla collisione, alle richieste di aiuto.

Nel museo sono stati ricreati alcuni ambienti della nave: una cabina di prima classe finemente arredata, le più spartane cabine di terza, l’ufficio postale con sacchi e scaffali per la corrispondenza, la sala del telegrafo dove ci si può esercitare con l’alfabeto Morse e inviare Sos, tre punti, tre trattini, tre punti, come in quella fatidica notte. Toccanti sono poi le fotografie dei membri dell’equipaggio, del capitano, degli otto musicisti dell’orchestra di bordo che continuarono a suonare sul ponte fino alla fine, come anche dei passeggeri più facoltosi come Benjamin Guggenheim e Molly Brown, detta l’inaffondabile, così ben rappresentata nel film di Cameron.

Cosa riserva ancora la Cité de la mer? Un acquario, il più profondo d’Europa, con oltre 200 specie che popolano i fondali marini nelle 17 vasche, tra cui la più impressionante che scende fino a 18 metri e si può osservare da più piani, e una passeggiata simulata sotto il mare particolarmente adatta ai bambini. Nel complesso un luogo che riserva ai visitatori davvero tante suggestioni e che una mezza giornata non basta per gustarlo appieno.
Con questo articolo partecipo al concorso #unblogalmese del mese di Giugno 2019 indetto dal blog Trippando.
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