Epic, il museo a Dublino da non perdere

Siete stati in Irlanda e avete visto le Cliffs of Moher? Forse vi siete persi però un’altra attrazione meno nota ma che ha battuto le scogliere di Moher al premio World Travel Awards – gli Oscar del settore viaggi – e per la quale potreste anche decidere di tornare in terra irlandese.

Si tratta di Epic, The Irish Emigration Museum, il museo dedicato all’emigrazione irlandese, situato nel quartiere Docklands di Dublino incoronato come “attrazione turistica leader in Europa 2019” battendo monumenti del calibro di Buckingham Palace, Colosseo, Tour Eiffel.

Vi chiederete di che genere di museo si tratti ed è presto detto.

Da film come Titanic dove Jack, interpretato da Leonardo di Caprio, porta Rose ad una tipica festa irlandese in terza classe e si cimentano in sfrenate jig, a Cuori Ribelli dove Tom Cruise e Nicole Kidman lasciano l’Irlanda in cerca di fortuna per approdare in America, tutti hanno sentito parlare della grande ondata di migranti che dall’Irlanda partirono in cerca di fortuna nella seconda metà dell’Ottocento in seguito alla Grande carestia provocata da un parassita che distrusse le coltivazioni di patate, alimento base di gran parte della popolazione dell’epoca.

EPIC racconta le loro storie: è il primo museo al mondo interamente digitale che racchiude 1.500 anni di storia irlandese e attraverso 20 gallerie interattive racconta di come, dove e perché gli irlandesi sono emigrati e l’impatto che l’esodo di 10 milioni di uomini e donne ha avuto nel mondo.

Oggi sono circa 70 milioni i discendenti sparsi in tutti i continenti, dagli Stati Uniti dove si sono messi in luce come presidenti, Kennedy e Regan, scrittori come F. Scott Fitzgerald, attori come John Wayne e Grace Kelly, registi, ballerini e quanto altro, al Canada, all’Australia, alla Nuova Zelanda, alla stessa Europa.

La posizione del museo, sulle rive del fiume Liffey, era il punto di partenza di molti emigranti, quando a malincuore ma sperando in un futuro migliore, lasciavano la loro patria, e il museo è stato realizzato nei sotterranei di un edificio georgiano, il CHQ, un tempo adibito a magazzino di vino e tabacco e oggi splendidamente restaurato e trasformato in un centro ricreativo e commerciale.

I tanti irlandesi che oggi tornano nel loro paese di origine e vogliono indagare sulle proprie origini e sui propri antenati possono contare sull’Irish Emigration Museum per riallacciare i rapporti con il proprio passato, grazie ad un centro di genealogia all’avanguardia che offre consulenze e accesso ai documenti genealogici e alle informazioni sulle famiglie irlandesi.

Ci sono altri luoghi in Irlanda, inoltre , che ricordano o anche soltanto evocano la Grande carestia e l’ondata migratoria che ne seguì.

Se siete in Irlanda in agosto e passate per la contea di Kerry potete provare a fermarvi nella cittadina di Tralee dove ogni anno per cinque giorni si tiene un festival davvero particolare e l’atmosfera è carica di musica, tipiche danze irlandesi e tradizione.

Si tratta del Festival The Rose of Tralee dedicato alle più belle giovani di origine irlandese sparse nel mondo. E’ un evento internazionale, un concorso di bellezza che richiama in Irlanda ogni anno in agosto, concorrenti da tutto il mondo che ambiscono a questo premio. Il titolo del festival prende il nome da una ballata del 19° secolo dedicata alla più bella ragazza di questa cittadina del Kerry che negli anni 50 ha pensato a questo evento per tornare ad animare il paese e richiamare i tanti discendenti di quelli che se ne andarono in cerca di maggior prosperità.

Anche le Isole Aran sono una splendida meta da raggiungere durante un viaggio in Irlanda e rendono bene l’idea di questa terra, un tempo tanto inospitale quanto oggi quasi da sogno.

Il paesaggio è veramente lunare, l’isola è l’ultimo avamposto prima dell’immenso oceano che tanti affrontavano, sicuramente non a cuor leggero, per raggiungere una nuova terra lontana e sconosciuta.

Tutta l’isola di Inishmore, la maggiore delle tre, è una grande lastra di pietra calcarea tappezzata da tanti piccoli appezzamenti di terra separati da bassi muretti di pietre a secco, dove la popolazione coltivava uno strato minimo di terreno cercando di renderlo fertile con l’unica cosa che aveva in abbondanza, le alghe marine.