Tutti riconoscono i baffi impertinenti, che lui diceva fossero allungati d’improvviso in una notte, e i più lo ricordano per la personalità eccentrica, ma non tutti hanno avuto modo di conoscere e apprezzare l’opera di Salvador Dalì, l’artista catalano che affermava “Il Surrealismo sono io”. Basta entrare, però, nel Teatro-Museo Salvador Dalì a Figueres per apprezzarne appieno la sua arte ed essere catturati dal suo mondo sospeso tra sogno e realtà.
Superati i Pirenei in auto, Figueres è la prima uscita autostradale in territorio spagnolo, che, oltre al paese dove l’artista nacque nel 1904, conduce a diverse località turistiche molto note della Costa Brava. Qui a Figueres si trova, nel centro della cittadina, e accanto alla chiesa dove Dalì fu battezzato, il vecchio teatro del paese che rimase quasi completamente distrutto da un incendio negli anni della guerra civile.
D’accordo con l’amministrazione comunale, Dalì vi realizzò la sua opera più grande e il contenitore di tanta parte della sua arte, ristrutturando completamento quello che era il vecchio teatro dove da ragazzo aveva esposto la sua prima mostra di pittura, per farne l’opera surrealista più grande al mondo e oggi il secondo museo più visitato in Spagna dopo il Prado.
All’esterno colpiscono le grandi uova bianche (simbolo di speranza e amore) disposte sul tetto tutt’intorno alla facciata rosa, e nell’entrarvi si viene subito catapultati nell’immaginario di Dalì: il solo cortile a semicerchio – con la vecchia Cadillac nera sotto la fontana e le statue dorate alle finestre – che si apre sul vecchio palcoscenico del teatro, con dietro una grande tela surrealista e sovrastato dalla grande cupola in plexiglas, vale il viaggio.
All’interno delle 22 sale, innumerevoli sono le sue opere, dalla realistica “Cesto di pane” che dipinse nell’anno in cui fu espulso dall’accademia per aver affermato che non c’era professore che potesse esaminarlo, ai ritratti della musa e amata moglie Gala. Dagli allestimenti come la stanza ritratto dell’attrice Mae West alle tele con gli orologi molli, i manichini incrinati o i corpi a cassetti. Notevoli i lavori sulle illusioni ottiche come Gala nuda che guarda il mare, quadro che, visto a distanza o attraverso l’obiettivo della macchina fotografica, diventa il volto di Abramo Lincoln. In una delle sale è collocata anche la lapide dell’artista morto nel 1989, mentre sul retro del museo si può visitare la collezione dei gioielli da lui realizzati.
Che si venga dai Pirenei o che si prenda l’auto a noleggio da Barcellona, che dista circa 130 chilometri, una giornata si può piacevolmente trascorrere sulle orme di Salvador Dalì, visitando, non distante da Figueres, la casa museo di Portlligat vicino a Cadaqués. Prima di arrivarci merita una sosta anche il monastero di Sant Pere de Rodes, del X-XIII secolo, punto di partenza del cammino di Santiago in Catalogna, che domina il Cap de Creus in un luogo di grande bellezza.
Nel porticciolo di Portlligat, Dalì e Gala giunsero nel 1930 rimanendo subito conquistati dal paesaggio naturale e dalla solitudine che si respirava in questo piccolo paese di pescatori. Qui, pezzo per pezzo, costruirono la loro casa dove vissero fino alla morte di Gala nel 1982.
Fu allora che Dalì si trasferì nel Castello di Pùbol, non distante, in località La Pera. Anche il Castello di Pubol è aperto al pubblico dal 1996 e in questo caso, l’opera dell’artista è inserita nel contesto medievale della precedente struttura.
Per maggiori informazioni: https://www.salvador-dali.org/es/