Un itinerario a Firenze sulle tracce di Dante, tra storie e aneddoti, tra monumenti famosi nel mondo e luoghi ancora poco conosciuti e tutti da scoprire. Il 25 marzo, nella data in cui si presume sia iniziato il viaggio nell’aldilà della Divina Commedia, si celebra il Dantedì, la giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri.
Il Sommo Poeta morì a Ravenna – città che ancora conserva gelosamente le sue spoglie mortali – il 13 settembre del 1321. Ma pensando a Dante e alla lingua volgare, con cui scrisse i suoi versi, il rimando a Firenze è inevitabile: la città dove è nato, dove ha incontrato Beatrice, che lo ha visto impegnato politicamente, e anche la città che lo ha cacciato causando in lui una ferita insanabile. Nonostante tutto la città che ha sempre portato nel cuore durante il suo lungo peregrinare e nella quale ha sempre sperato, invano, di tornare.
La domanda da cui iniziamo questo viaggio è: cosa è rimasto del sommo Poeta nella città che gli dette i natali e dove visse fino all’esilio? Nella culla del Rinascimento cosa rimane della Firenze medievale che Dante ha conosciuto nella seconda metà del 1200? C’è ancora molto, in realtà: il suggestivo quartiere medievale dove nacque, la chiesetta dove incontrò Beatrice, i palazzi dove arrivò alle più alte cariche cittadine, ma ci sono anche le strade e piazze che lo hanno visto girovagare pensoso e che lo hanno ispirato per la sua Commedia, e anche altri monumenti con cui la città in seguito lo ha ricordato, perché si è accorta e pentita molto presto dell’errore che aveva fatto.
Il battistero di San Giovanni

Il Battistero di San Giovanni a Firenze è uno degli edifici più antichi della città. Fu edificato intorno alla metà dell‘XI secolo in stile romanico. In questo battistero Dante, che era nato in una data non precisa tra maggio e giugno del 1265, fu sicuramente battezzato, all’epoca della nascita di Dante a Firenze i bambini venivano battezzati un solo giorno all’anno, di solito il Sabato Santo. Per questo di Dante non sappiamo la data certa di nascita ma molto più probabile è quella del battesimo il 26 marzo 1266. Poco prima del suo esilio poi sempre nel battistero era accaduto un altro fatto che Dante ricorda nella Commedia. Quando era già Priore di Firenze, un bambino forse mentre lo stavano battezzando o forse per giocare, era caduto dentro un bacile del fonte battesimale e stava per morire soffocato. Fu Dante a salvargli la vita rompendo il pozzetto dell’acqua santa.
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Il sasso di Dante
Un aneddoto è rimasto a Firenze su Dante e la sua prodigiosa memoria e a ricordarlo ancora oggi è un grande masso di fianco al Duomo in via della Pallottola.
Si racconta che Dante la sera facesse la sua passeggiata in città e si sedesse sempre su quel sasso.
Per testare la sua memoria un fiorentino un giorno passò di lì e gli chiese senza preamboli “Dante, icché ti piace mangiare?”. Dante risposte “l’ovo” e lì finì.
Un anno dopo, sempre sul sasso, sempre lo stesso uomo, gli chiese “co’ i’ ché”, “co’ i’ sale” rispose prontamente Dante confermando così la grande capacità di memoria che aveva.
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I mondi di Dante in Santa Maria del Fiore

Il Duomo di Firenze all’epoca di Dante non era ancora stato realizzato, infatti fu commissionata ad Arnolfo di Cambio nel 1295, gli ultimi anni in cui Dante visse a Firenze. Tuttavia un itinerario di Dante a Firenze non può prescindere da una visita all’interno di Santa Maria del Fiore, dove sulla navata sinistra si può ammirare uno dei ritratti più iconici di Dante “I mondi di Dante” realizzato nel 1456 da Domenico di Michelino che raffigura Dante in piedi con la Divina Commedia aperta in una mano e intorno, da un lato, l’inferno, dietro la collina del Purgatorio, e, a destra, Firenze con la cupola del Brunelleschi da poco realizzata.
Il dipinto oltre al valore storico-artistico nasconde anche una curiosità scientifica: le sfere celesti del Paradiso non sono dieci come narrate da Dante nella Commedia ma è il numero previsto dalla cosmologia medievale poi messa in discussione dalla concezione copernicana.
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Il quartiere dantesco e la casa di Dante
A Firenze c’è ancora un quartiere che viene chiamato Dantesco, all’incirca fra piazza della Signoria, la Chiesa di Orsanmichele e la Badia Fiorentina, che era nel cuore della Firenze antica, chiusa nella prima cerchia di mura, dove Dante è nato, dove è cresciuto, dove ha incontrato per la prima volta all’età di 9 anni Beatrice.
Percorrendo via Calzaiuoli, dal Duomo verso Piazza della Signoria, ed entrando nei vicoli a sinistra davanti alla chiesa di Orsanmichele, ci si allontana dalla calca turistica e si entra in questa parte di città dove dove ancora si respira l’aria della Firenze medievale. Di preciso non si sa dove fosse la casa di Dante ma nell’Ottocento, lungo via Dante Alighieri dove erano i vecchi possedimenti della famiglia Alighieri, fu costruita una replica di casa torre adibita a sede del Museo casa di Dante, che conserva documenti e reperti sulla vita e le opere del poeta.
L’Oratorio dei Buonomini di San Martino

Una delle poche cose certe che le fonti storiche ci hanno detto su Dante è che “nacque a Firenze nella casa degli Alighieri nel popolo di San Martino del Vescovo”.
San Martino in Vescovo era la parrocchia degli Alighieri e dei Donati, una chiesa del IX secolo di cui oggi non rimane quasi niente, ma nella piazza omonima, al suo posto è rimasto un piccolo oratorio del ‘400, ignorato dai turisti e poco conosciuto. Semplice ma suggestivo, affrescato con dieci lunette che rappresentano le opere di Misericordia realizzate dalla bottega del Ghirlandaio e forse di Filippino Lippi, l’oratorio ha una storia davvero curiosa da raccontare. Qui è nato il detto “essere ridotti al lumicino”.
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Torre della castagna
In piazza San Martino, davanti all’Oratorio dei Buonomini, si innalza la Torre della castagna detta anche “Bocca di Ferro” una delle torri più antiche e meglio conservate di Firenze. Costruita intorno all’anno 1000 nel 1038 fu donata dall’imperatore Corrado II ai monaci dell’attigua Badia Fiorentina. Dal 1282 fino alla costruzione di Palazzo Vecchio nel 1300 da parte di Arnolfo di Cambio, le riunioni dei Priori di Firenze, si tenevano qui. Il nome deriva dal modo in cui si svolgevano le votazioni: i priori per votare mettevano le castagne in un sacchetto. L’incarico di Priore era la più alta magistratura comunale. I Priori duravano in carica solo 2 mesi e Dante fu eletto priore al culmine della sua carriera politica, dal 15 giugno al 15 agosto del 1300. Alle decisioni e alle responsabilità assunte in quei due mesi Dante, darà la colpa di tutte le sue sventure successive come scrisse in una lettera andata perduta: “Tutti li mali e l’inconvenienti miei dalli infausti comizi del mio priorato ebbono cagione a principio”.
Chiesa di Santa Margherita dei Cerchi

In un vicolo stretto davanti alla casa di Dante la chiesetta medievale in conci di pietra di Santa Maria dei Cerchi sembra rimasta come era all’epoca del poeta. Questa si può dire sia la chiesa di Dante, ma soprattutto la chiesa di Beatrice. Qui venivano sepolti i membri della famiglia Portinari e si può rendere omaggio alla presunta tomba di Beatrice che morì giovanissima lasciando una profonda ferita in Dante. In una cesta di vimini gli innamorati lasciano ancora oggi dei messaggi a Beatrice, un po’ come a Verona alla casa di Giulietta. Probabilmente in questa chiesa Dante vide Beatrice per la prima volta, nel 1274 quando entrambi avevano 9 anni come lui stesso racconta nella “Vita Nuova”. Questa è anche la chiesa dove molto probabilmente Dante si sposò con Gemma Donati, un matrimonio combinato dalle famiglie delle quali rimane l’atto notarile datato 1277 che stabiliva la dote di Gemma.
La Badia Fiorentina

In via del Proconsolo, la Badia Fiorentina è una delle chiese più amate a Firenze. L’abbazia di Santa Maria fu fondata nel 978 ed è una tra le più antiche chiese di Firenze con il suo campanile esagonale ben riconoscibile situato tra Palazzo vecchio il Bargello, citato anche da Dante nel canto XV del Paradiso quando incontra il suo avo Cacciaguida. Dante viveva e scriveva a pochi passi da lì, quando nel 1285 la Badia veniva ristrutturata da Arnolfo di Cambio in stile gotico. All’interno sono custoditi tanti capolavori come L’Assunzione della Vergine in cielo di Giorgio Vasari e l’Apparizione della Vergine a San Bernardo di Filippino Lippi. In questa zona si concentravano numerosi centri di produzione cartiera e libraria, botteghe di lavorazione della pergamena, miniaturisti, copisti, rilegatori e venditori di libri.
Cappella Pandolfini
A pochi metri dall’ingresso della Badia Fiorentina si trovava una chiesa molto antica, Santo Stefano Protomartire dove nel 1373 si tennero le prime letture pubbliche della Divina Commedia tenute da Giovanni Boccaccio. Al posto della chiesa nel XVI secolo venne costruita la Cappella Pandolfini che ancora oggi possiamo visitare.
L’autore del Decamerone, è stato il primo a studiare Dante e la Divina Commedia, e il primo a definire “Divina” quella che Dante aveva intitolato solo Commedia. A lui il Comune affidò l’incarico per la prima “Lectura Dantis” della storia. Ancora oggi la tradizione continua
Il Bargello e Santa Croce

Il Museo del Bargello è uno dei luoghi danteschi per eccellenza a Firenze. In origine era il Palazzo del Podestà, sede della suprema autorità giudiziaria della città, e qui venne emessa la sentenza di esilio per Dante. Oggi museo nazionale di scultura con capolavori di Donatello, Michelangelo, Cellini. Negli affreschi della Cappella della Maddalena è custodito il ritratto, forse più antico, di Dante affrescato da Giotto e bottega.
Firenze comprese presto il torto fatto a Dante e cercò con vari tentativi mai riusciti di riportare le sue spoglie in città. Il luogo che avrebbe dovuto ospitarle è la Basilica di Santa Croce, capolavoro dell’architettura gotica e pantheon degli italiani illustri. La basilica fu iniziata da Arnolfo di Cambio nel 1295. All’esterno sul sagrato della chiesa alla sinistra delle facciata si innalza il monumento di Dante di Enrico Pazzi che per le celebrazioni dantesche del 1865 fu posizionato al centro della piazza. Mentre all’inferno è visibile il cenotafio di Dante realizzato da Stefano Ricci nel 1829.
Palazzo della Signoria e la maschera di Dante

Prima della costruzione di Palazzo Vecchio, progettato anche questo da Arnolfo di Cambio nel 1299, qui era stata edificata nell’XI secolo una chiesa medievale, San Pietro in Scheraggio, di cui oggi rimangono delle parti inglobate nel percorso museale tra Palazzo Vecchio e gli Uffizi. L’antica chiesa era un punto di riferimento sia religioso che civile per la Firenze di Dante. Qui infatti si è riuniva l’assemblea cittadina ed è certo che Dante vi partecipava in qualità di consigliere ed è storicamente documentato che vi ha parlato pubblicamente nel 1300. Qui sembra sia stato letto pubblicamente il decreto di esilio di Dante.
Nella Sala dei Priori di Palazzo Vecchio è oggi custodita la maschera di gesso di Dante Alighieri divenuta famosa con il film di Dan Brown. Ritenuta in passato una maschera funebre, tratta direttamente dal volto del defunto, l’opera deriva verosimilmente da un calco dell’effigie sepolcrale di Dante andata perduta. Il sommo poeta fiorentino morì a Ravenna nel 1321. Secondo la tradizione l’effigie da cui è stata tratta la maschera potrebbe essere quella che pare si trovasse a Ravenna presso il suo sepolcro.
Palagio di Parte Guelfa e la pietra scema
L’ex chiesa di Santa Maria sopra Porta, poi di San Biagio, è stata, secondo “La Cronica” del Villani, la prima sede della fazione guelfa, poco dopo è stato edificato al suo fianco il Palagio di Parte Guelfa. Costruito in via delle Terme è uno dei palazzi più antichi e ricchi di storia di Firenze, che fu sede della cosiddetta “parte guelfa” negli anni in cui la città era divisa proprio tra Guelfi e Ghibellini.
Non distante, davanti al Ponte Vecchio, l’unico ponte a Firenze che attraversava l’Arno intorno al Mille, si trovava il busto di una antica statua di Marte, da Dante poi detta “pietra scema“, dove ha avuto inizio la diatriba tra le famiglie fiorentine poi sfociata nelle feroci ostilità tra Guelfi e Ghibellini. Tutto a causa di una promessa di matrimonio non mantenuta e alla vendetta della famiglia della sposa con l’assassinio di Buondelmonte de’ Buondelmonti, nel giorno di Pasqua del 1215. La vicenda è ricordata nel XVI canto del Paradiso dal trisavolo di Dante, Cacciaguida.
I Chiassi e Piazza del Limbo
Dal Lungarno Acciaioli conviene fare un ultimo tuffo nel passato inoltrandosi nei Chiassi, vicoli strettissimi rimasti della Firenze medievale, molti dei quali demoliti durante le ristrutturazioni dell’Ottocento. I chiassi erano talmente stretti tra gli alti palazzi che a volte vi si passava a malapena con le spalle, inoltre facevano da cassa di risonanza per la voce che rimbombando faceva un gran baccano: da qui deriva probabilmente il modo di dire “fare chiasso” per intendere una gran confusione. Dal lungarno ne partono due, quello degli Altoviti e quello dei Borgherini.
Il secondo è breve e sfocia in una piccola piazza molto antica, Piazza del Limbo con una bella chiesa che sembra riportarci ai tempi di Dante. La Chiesa dei Santi Apostoli è un edificio romanico, fondato alla metà dell’XI secolo che conserva l’originaria facciata disadorna e all’interno gli archi a tutto sesto e il soffitto ligneo. Nella chiesa sono custodite ancora oggi le pietre focaie, donate durante la Prima Crociata in Terra Santa da Goffredo di Buglione a Pazzo di Ranieri Pazzi, che al suo ritorno nel 1096 le riportò a Firenze. Con queste pietre si accende ancora oggi il cero pasquale del Duomo di Firenze e la “colombina” durante la cerimonia dello “Scoppio del carro” che avviene la domenica mattina di Pasqua sul sagrato del Duomo.
La piazza nel Medioevo era utilizzata come cimitero dei bambini morti prima di essere battezzati, che si riteneva vivessero nell’aldilà nel Limbo. Il dibattito sulla natura del Limbo era comune nel tredicesimo secolo e lo stesso Dante, forse forse prendendo spunto da questo luogo, ne crea una visione immaginaria nella Divina Commedia.
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