Torniamo ad ospitare nel blog Francesca e Dino, che già avevano pubblicato l’articolo sul Vietnam, con questo loro nuovo viaggio.
Paesaggi rocciosi straordinari, canyon spettacolari, valli roventi. Siamo nel mitico Far-West dove arrivarono pionieri e cercatori d’oro, per un viaggio di tre settimane on the road che tocca diversi grandi parchi americani, seguendo il corso del fiume Colorado, con i paesaggi che fanno da sfondo ai vecchi film western.
Il nostro viaggio, organizzato in autonomia, inizia a San Francisco dove sostiamo due giorni per poi spostarci all’interno, attraversando sei stati e percorrendo circa 5000 km. Death Valley, Monument Valley e Grand Canyon da soli valgono il viaggio, poi rangers, riserve Navajo e villaggi dai nomi evocativi, cittadine sulla Route 66 e anche foto sul rettilineo dove finì la sua corsa Forrest Gump, pronunciando ai proseliti che lo seguivano, l’indimenticabile frase “Sono un po’ stanchino”.
Pronti ad allacciare le cinture?

Giorno 1 – San Francisco ci accoglie in giugno inoltrato con un clima molto variabile: ha l’aria di essere una città vivibile, con le tipiche strade in saliscendi e una delle baie più splendide al mondo. Con un primo giro a piedi per la città vediamo Union square, Bay bridge e il Ferry building marketplace, brulicante di persone, dove ci fermiamo per un pasto veloce.
Nel pomeriggio con il bus 101 raggiungiamo il Golden Gate Bridge, il ponte sulla baia: luogo magico, avvolto dalla nebbia, ventosissimo. Facciamo una passeggiata con vista sulla mitica isola-prigione di Alcatraz (la visita va prenotata in anticipo) e arriviamo a Vista Point, dall’altra parte della baia, dove ambulanti messicani vendono hot dog tanto piccanti da bruciare lo stomaco.

Terminiamo la giornata nella zona turistica del Fisherman’s Wharf, ammirando al tramonto i leoni marini che dal 1990, dopo il terremoto, se ne stanno stravaccati sulla banchina al Pier 39, in posa per la marea di turisti, e cenando in uno dei tanti ristoranti del molo con la tipica clam chowder, una cremosa zuppa di vongole all’interno di una forma di pane scavata.

2° giorno – Continuiamo il giro a piedi della città. Raggiungiamo la famosa Lombard street, definita la strada più tortuosa del mondo, un piccolo percorso collinare circondato da vegetazione e affollato di turisti. Attraversiamo il quartiere cinese, quello giapponese e arriviamo ad Alamo square, quartiere vittoriano con le famose villette denominate Painted Ladies, spesso location di film. La Coit tower (monumento ai vigili del fuoco in stile Art déco) rimane sullo sfondo nel nostro peregrinare. San Francisco è grande, ma piacevole da percorrere a piedi: nel traffico notiamo auto-taxi senza conducente.
3° giorno – Ad Embarcadero ritiriamo la nostra auto a noleggio. Partiamo diretti verso il Yosemite National Park: nella zona di El Portal abbiamo prenotato uno chalet in prossimità del bosco. Alla reception un cartello avverte di non lasciare cibo in auto e, in caso di avvistamento, allontanarsi subito senza spaventare l’orso, che è innocuo: in fin dei conti siamo noi che occupiamo il suo spazio!

4° giorno – Sulla Yosemite Valley si affacciano le emergenze più famose del parco. Un cartello invita a rispettare il luogo e aiutare le Tribes of Yosemite a preservare l’ecosistema per le generazioni future. Come in tutti i parchi che visiteremo, non è possibile camminare fuori dai percorsi definiti. Sostiamo nei punti panoramici più belli: Tunnel view con vista su Bridalveil fall, Horsetail fall, il panorama sulle montagne di granito Cathedral Peak, El Capitan, Half Dome, un blocco di granito a forma di mezza cupola, Glacier Point.
Torniamo indietro sui nostri passi per percorrere la Tioga road, l’unica strada che permette di scavalcare la Sierra Nevada. Il Tioga pass, che per molti mesi dell’anno è ghiacciato, è stato riaperto da quattro giorni. Sostiamo a Olmsted point, dal cognome di Frederick Law Olmsted (1822-1903), considerato il padre dell’architettura paesaggistica americana. A Lee Vining pranziamo al The Mobil gas station, ristorante di cucina prevalentemente messicana, che ci ha consigliato una ranger di Yosemite. Sosta su Mono Lake, con splendida vista sulle formazioni calcaree , dette tufas, che spuntano dall’acqua. Attraversiamo il primo confine e entriamo in Nevada.

5° giorno – Giornata dedicata alla Death Valley, il punto più caldo del Nord America, un parco geologico a 86 metri sotto il livello del mare. Sulla strada visitiamo una miniera dismessa a Rhyolite e quando arriviamo al Visitor Center a Furnace Creek, punto di ristoro e rifornimento carburante, ci sono 47 gradi. Sebbene sconsigliato per le temperature, facciamo la nostra visita di pomeriggio. Qui fare hiking al di fuori dei percorsi previsti è proprio vietato e anche piuttosto rischioso, specialmente in determinati periodi e orari. Quindi stiamo al riparo dell’auto climatizzata, uscendo solo in prossimità dei punti panoramici.
E’ uno dei momenti più belli del viaggio: Zabriskie point, il lago salato, Artist’s Palette, ma anche lo scenario delle rocce in tutte le loro tonalità sono breathtaking, sembra un paesaggio lunare. Ci sono poche persone: con il sole a picco che si riflette sul lago salato così bianco da sembrare ghiaccio, con 50 gradi si ha quasi un senso di stordimento e di irrealtà. Cominciamo ad entrare in una dimensione “America on the road” e la sera arriviamo a Beatty dove ceniamo in un Denny’s diner all’interno di una sala giochi.

6° giorno – Colazione al Mel’s Diner, locale non turistico con cibo, arredamento e personaggi tipici del luogo e partenza per Zion National Park, sul Virgin river. La dimensione on the road a dominare questa giornata: lasciamo il Nevada senza fermarsi a Las Vegas, attraversiamo un piccolo tratto di Arizona ed entriamo in Utah. Lungo il viaggio ammiriamo la Valley of fire e Gooseberry Mesa, circondata da montagne dai colori pompeiani con le caratteristiche mesas, superfici rocciose tagliate da una sorta di altipiano. E quando entriamo in Utah, scopriamo un paese affascinante, spazzato dal vento e dalla polvere.
7 giorno: Visitiamo Zion National Park, ben attrezzato con percorsi hiking. Poi continuiamo verso Bryce Canyon dove alloggeremo al Ruby’s Inn per due notti. Sulla strada vediamo la Checkerboard Mesa a forma di scacchiera. La temperatura si abbassa notevolmente. In queste montagne c’è la possibilità di imbattersi nel Desert Bighorn, una pecora dalle corna arricciate che ad un certo punto ci sembra di scorgere mentre si inerpica sulla montagna.

8 giorno – Il Bryce Canyon prende il nome da Ebenezer Bryce (1830-1913), un immigrato scozzese che dedicò la sua vita alla creazione del parco, uno dei luoghi più affascinanti del viaggio, con le sue rocce a spirale (Hoodoos). A Bryce Canyon si può usufruire di un efficiente servizio di navetta dall’albergo al parco e all’interno di questo per poter visitare i punti panoramici.
Facciamo hiking lungo il Navajo Loop, un percorso che ci permetterà di ammirare i luoghi panoramici. Con la navetta arriviamo anche a Inspiration Point. Per la sera concerto country e cena in albergo, una delle attrazioni del posto, con tanti turisti oltre a gente del luogo. Per l’occasione prendiamo l’unico vino, californiano, del viaggio, molto costoso ma non proprio eccellente, tanto è vero che non ci riproveremo.

9° giorno – Ripartiamo per raggiungere Arches National Park, circa 4 ore e mezza di guida. Alloggeremo a Moab per due notti. Il percorso è costeggiato da montagne scenografiche, il panorama è da mozzare il fiato, facciamo molte miglia senza incontrare centri abitati. L’atmosfera ricorda i film western. Attraversiamo il Devil’s Canyon view area– Green River nel San Rafael State Park dal colore rosso delle montagne, talvolta anche nella tonalità verde veronese, dovuto alla presenza di ossido di ferro nelle rocce di calcare/arenaria.

10° giorno – Da Moab raggiungiamo Arches National Park, in auto fino ai punti dai quali partono i percorsi hiking. Le caratteristiche formazioni di archi naturali in pietra, e anche cupole e spuntoni rocciosi – ce ne sono circa 2000 – sono il risultato di un processo erosivo delle montagne dato dal vento e dalla pioggia durato 150 milioni di anni che lo rendono davvero unico.
Gli Hopi, i nativi americani vissuti qui, hanno dato alle montagne nomi particolari, per le forme che stimolano la fantasia: animali, madre e figlio che si abbracciano. Gli Hopi pensavano che quando le persone muoiono diventano nuvole, e qui le nuvole si fondono con il paesaggio. Per evitare di accelerare il processo erosivo, vi sono limitazioni alla possibilità di camminare sulle rocce che spesso vengono disattese. Gentili rangers invitano a rispettare i divieti dando spiegazioni e intavolando conversazioni amichevoli con i turisti.

11° giorno – Da Moab arriviamo a Cortez, Colorado (114 miglia). Nel pomeriggio visitiamo Durango, città tipica del Far West con stazione della ferrovia con treno a vapore e relativo museo. Da qui è possibile salire sul treno a vapore e percorrere la Durango and Silverton Railroad, esperienza che riporta all’epoca del Far West.

12 giorno – Visita alla spettacolare Mesa Verde, parco archeologico con fitta vegetazione e alto rischio di incendi. Un altro pericolo di questi parchi, presente a Mesa verde, ma ancor più, vedremo, ad Antelope Canyon, è quello delle flash flood, alluvioni improvvise, causate da piogge che possono verificarsi anche a distanza ed essere letali.
A Mesa verde possiamo visitare le cliff-dwellings, insediamenti rupestri al riparo di placche rocciose, eredità archeologica degli Ancestral Puebloans, chiamati Anasazi nella lingua navajo, un popolo che per 700 anni costruì la propria comunità sulla mesa e sulle colline, finendo per emigrare negli attuali New Mexico e Arizona intorno al 1270. Per la visita di questi siti occorre prenotare prima di partire per gli States perché è possibile solo con la guida di un ranger.

13 giorno – Attraversiamo la Four Corners region, il punto in cui si intersecano i confini rettilinei, come assi cartesiani, di quattro Stati: Utah, Colorado, New Mexico e Arizona. Scendiamo con un breve passaggio nel New Mexico arrivando finalmente in Arizona, terra di sogni e di chimere… con un clima volubile e panorami nelle tonalità arancio e verde.
Il Canyon De Chelly, all’interno della Navajo Nation, si può ammirare dall’alto spostandosi con l’auto. Un anziano Navajo sosta sotto il sole per vendere i propri prodotti ai turisti e acquistiamo una pietra dipinta. Decidiamo di fare un tour con una guida Navajo in fuoristrada all’interno del Canyon. La nostra guida parla un inglese troppo difficile per noi, ma il paesaggio si descrive da solo… Anche qui vi sono rovine rupestri testimonianza archeologica di un passato dei nativi americani.

14 giorno – Arrivo a Kayenta e visita alla mitica Monument Valley, famosa grazie ai film western. Il tour può essere fatto con la propria auto se, come la nostra, ha quattro ruote motrici, perché il percorso è sterrato e a tratti difficile. Altrimenti vi sono tour organizzati in jeep.
Il Loop Drive prevede dei punti di ristoro con possibilità di fare acquisti e di fotografarsi a cavallo come John Wayne nei film di John Ford. Dopo la gita a Monument Valley c’è un’altra tappa estremamente turistica: il punto dove Forrest Gump smise di correre. Le auto si fermano per permettere alle persone di stare in mezzo alla strada e farsi fare la foto mentre corrono…

15 giorno – Costeggiato le Navajo mountains arriviamo a Page, una città fondata nel 1957 come villaggio per gli operai che lavoravano alla Glen Canyon dam, uno sbarramento artificiale sul Colorado che ha creato Lake Powell (da John Wesley Powell, geologo ed esploratore della zona alla fine dell’800), che adesso fa della città una stazione turistica.
Qui c’è la possibilità di fare attività sportive come kayak, pesca, trekking, hiking, rafting, anche se il punto di ritrovo dei bagnanti, affollatissimo. Il lago, costituito da una serie di canyons invasi dall’acqua, si può apprezzare in tutta la sua bellezza con un giro in barca. Il paesaggio circostante è memorabile, come il Marble Canyon e qui si può ammirare uno dei punti più iconici del viaggio, la celebre Horseshoe Bend, la monumentale ansa del Colorado a forma di ferro di cavallo che si trova a valle della diga.

16 giorno – Nelle vicinanze di Lake Powell un altro dei luoghi più belli del viaggio è Antelope Canyon. Formato da due slot canyons, fenditure strette e profonde scavate nella roccia da vento e acqua, lo Upper e il Lower: noi abbiamo visitato il secondo, soprannominato the corkscrew “il cavatappi”.
La visita è rigorosamente guidata con ranger. Il rischio di flash flood è ancora presente e nel 1998 causò una strage di turisti. Ma è anche uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi del nostro viaggio… la guida individua le diverse creazioni scavate dagli agenti atmosferici nominandole come animali o personaggi della storia indigena.

Passiamo per il Glen Canyon recreation area, in serata arriviamo a Williams, il cui ‘strip’ è parte della Historical Route 66. La cittadina è turistica, ma i diners, che offrono cibo tipico americano, e gli altri locali, chiudono presto.

17 giorno – Il Grand Canyon, scavato dal Colorado river, che cambia colore a seconda dei tratti da arancione a verde, è veramente immenso e, a meno di non dedicare un viaggio solo a questo percorso, possiamo vederne dall’alto solo alcuni tratti. Uno dei cartelli esplicativi riporta le parole di C.O. Hall, un visitatore di fine ‘800. “Nessuna lingua lo può descrivere pienamente, nessun artista può dipingerne la bellezza, la grandezza, l’immensità e sublimità di questo meraviglioso prodotto del Grande Architetto della Natura: deve essere visto per essere apprezzato…” ed è vero!
Il tempo è variabile e gli effetti scenografici sempre diversi. Visitiamo la Desert View Watch Tower, una costruzione del 1932 basata sull’architettura tipica delle popolazioni Pueblo, Grand view point, Desert Point, Lipan Point, Moran Point, Tusayann Ruines, le rovine archeologiche.

18 giorno – Passando per il Joshua Tree park arriviamo a Palm Springs in California: la città costruita nel deserto è un luogo turistico, con piacevoli architetture moderniste, con negozi e ristoranti raffinati. Trascorriamo l’ultima notte in uno dei motel migliori del nostro viaggio e facciamo una cena con piatti ricercati, anche se ovviamente evitiamo di bere vino… solo birra!
19 giorno – Ultimo giorno, breve passeggiata sul molo di Santa Monica a Los Angeles superaffollato di bagnanti, turisti, saltimbanchi, predicatori (!), bancarelle, quindi riconsegna dell’auto. Non siamo ancora partiti e già ci assale il pensiero che vorremmo tornare per quello che non siamo riusciti a vedere…
Riepilogo Tappe
1^ tappa: San Francisco California – Yosemite National Park (196 miglia – 314 km)
2^ tappa: El Portal – Bishop Nevada (191 miglia – 307 km) – Yosemite Valley e Tioga Road
3^ tappa: Bishop – Beatty (148 miglia – 238 km) – Death Valley
4^ tappa: Beatty – Springdale, Utah (274 miglia – 440 km) – Nevada-Arizona-Utah
5^ tappa: Springdale – Bryce Canyon (89 miglia – 143 km)
6^ tappa: Bryce Canyon – Moab (248 miglia – 399 km) – tappa di 2 notti:
7^ tappa: Moab – Cortez, Colorado (114 miglia -182 km) – tappa di 2 notti – Durango e Mesa Verde
8^ tappa – Cortez – Chinle, Arizona (126 miglia – 201km) – Canyon de Chelly
9^ tappa – Chinle – Kayenta (71 miglia – 114 km) – Monument Valley
10^ tappa – Kayenta – Page (99 miglia – 158km) – Lake Powell e Horseshoe Bend
11^ tappa – Page – Williams (163 miglia – 261km) – 2 notti – Antelope Canyon e Route 66 e Grand Canyon
12^ tappa: Williams – Palm Spring, California – (371 miglia – 594 km)
13^ tappa: Palm Springs – Los Angeles (122 miglia – 197 km) riconsegna auto e volo di ritorno