Continua da Sulle tracce di Dante a Firenze
“Essere ridotti al lumicino” è un modo di dire che si usa ancora oggi per descrivere qualcuno che è sul lastrico o in fin di vita, e come tante frasi fatte che hanno radici antiche non se ne conosce più la provenienza, e non si sa perché è stata adottata per descrivere una situazione ben precisa: in questo caso l’aver dato fondo alle proprie risorse.
Dante ha coniati molti detti nella Divina commedia, ma anche se questo non lo dobbiamo al suo genio, tuttavia in qualche modo è legato a lui. In realtà questo detto nacque a Firenze nel ‘400 per un motivo ben preciso legato ad un oratorio che sorge ancora oggi vicino alla casa di Dante, un oratorio che è tutto quel che rimane dell’antica chiesa della famiglia Alighieri.
Siamo nel cuore del quartiere Dantesco che ancora oggi è un quartiere appartato rispetto ai grandi flussi turistici, nascosto nei vicoli della parte più antica della città, e che conserva intatto tutto il suo fascino. Qui in poche centinaia di metri, Dante nacque, si innamorò, scrisse versi e si impegnò politicamente. Era un po’ tutto il suo mondo prima degli incarichi pubblici che lo avrebbero portato in giro per l’Italia e soprattutto prima dell’esilio che lo avrebbe allontano per sempre da Firenze. Vi troviamo il Museo casa di Dante – anche se in realtà non è la casa dove è nato il poeta – la chiesa dove incontrò per la prima volta Beatrice, la Torre dove si riunivano i Priori, ruolo che anche lui svolse per tre mesi e gli costò l’esilio.

Ma andiamo per gradi e cominciamo da quello che sappiamo di certo sulla casa dove nacque. Le fonti riportano solo che “Dante, figlio di Alighiero II e di Bella, nacque a Firenze in un giorno tra la fine di maggio ed i primi di giugno del 1265, nella casa degli Alighieri nel popolo di San Martino del Vescovo”. Adesso non sapremmo dove cercare, ma quel popolo di San Martino in Vescovo non era altro che la parrocchia degli Alighieri e della famiglia dei Donati. Era una chiesa di Firenze, una chiesa molto antica che risaliva al IX secolo e che si trovava in quella che oggi è una piazza minuscola che ne porta ancora il nome.
Sulla piccola piazza di San Martino si affaccia la Torre della Castagna, una delle più belle e meglio conservate case torri tra quelle rimaste nel centro di Firenze che un tempo era un po’ come San Gimignano. Pare che vicino alla Torre sorgesse anche la casa dove è nato Dante. Difatti nell’Ottocento, proprio oltre la strada, nei terreni dove erano le antiche proprietà degli Alighieri, fu ricostruito un tipico esempio di casa torre per destinarla a sede del Museo Casa di Dante che ancora oggi, con reperti e documenti, in un nuovo allestimento multimediale e interattivo, vuole ricordare la figura del sommo Poeta.

Dell’antica chiesa oggi non rimane quasi niente, solo qualche traccia di muro nel canto della Quarconia, ma al suo posto vi è un piccolo gioiello, ignorato dai turisti e poco conosciuto, un piccolo oratorio costruito nel ‘400 sorto poco oltre l’antica abside della preesistente chiesa. L’Oratorio dei Buonomini di San Martino ha una storia particolare da raccontare e per questo che lo facciamo anche se la sua costruzione è successiva all’epoca di Dante.
Fu costruito negli ultimi decenni del XV secolo per opera della congregazione dei Buonomini di San Martino, una confraternita istituita nel 1441 dal primo primo Arcivescovo di Firenze – frà Antonino Pierozzi che fu proclamato santo nel 1523 – con lo scopo di assistere i poveri, ma una tipologia ben precisa di poveri. All’epoca a causa delle lotte politiche come anche a causa di affari o crediti che non andavano a buon fine, era frequente che anche famiglie benestanti da un giorno all’altro cadessero in miseria e si ritrovassero senza mezzi per vivere. Per lo più non essendo abituati alla povertà si vergognavano a chiedere aiuto.

Antonino Pierozzi si fece interprete di questi nuovi bisognosi e chiamò 12 uomini per soccorrere le famiglie fiorentine che da “civile condizione” erano cadute in disgrazia e che per pudore non chiedevano l’elemosina. Da allora e senza interruzione l’opera dei Buonomini continua ad aiutare i poveri vergognosi, distribuendo le offerte devolute dalla città. E quando i Buonomini si trovavano in estremo bisogno di denaro e non potevano assolvere al loro compito, accendevano una candela sulla porta d’ingresso dell’oratorio, per far sapere alla città che non avevano più fondi per i poveri. Da questa usanza è nato il detto “essere ridotti al lumicino” che viene usato ancora oggi.
L’oratorio all’esterno è molto semplice, sulla facciata ha un piccolo tabernacolo con San Martino che fa l’elemosina ai poveri di Cosimo Ulivelli e ai lati della porta due feritoie per le elemosine. Anche l’interno è semplice ma molto suggestivo: sotto il soffitto a volta rinascimentale sono affrescate dieci lunette che rappresentano le opere di Misericordia realizzate dalla bottega di Domenico Ghirlandaio (1449-1494) e forse di Filippino Lippi (1457-1504). Vi sono inoltre conservate: una tavola con Madonna col Bambino e San Giovannino di Niccolò Soggi (1492-1542); il Busto di Sant’Antonino in terracotta policroma di Andrea del Verrocchio (1433-1488); a sinistra tavola con una Madonna di Scuola Bizantina (sec.XI) e Madonna con Bambino, tondo in terracotta policroma della Bottega dei Della Robbia (secXV).

Ultima particolarità; una finestra a tromba, oggi murata, che serviva per distribuire pane nell’anno della peste MDXXII. Era il 1522 ed era quella stessa peste bubbonica descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi. I Buonomini dall’interno facevano rotolare il pane fin nelle mani degli appestati senza rischi di contagio.
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Informazioni molto dettagliate e veramente interessanti sulla casa di Dante. Hai fatto un ottimo lavoro!
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Mi fa molto piacere!
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